Sonny Levi, omaggio a un mito della nautica italiana

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Oltre 1500 progetti di offshore, motoscafi, motoryacht e una visione rivoluzionaria e avanguardistica del settore mare. Stiamo parlando di Renato “Sonny” Levi, un mito della nautica italiana, recentemente scomparso all’età di 90 anni. Una mano d’oro, una creatività fuori dal comune per un uomo che ha incarnato ante litteram il ruolo del designer moderno, con capolavori ideati per la navigazione sportiva, militare e da diporto. 

Nato a Karachi, nell’odierno Pakistan, deve il suo bizzarro e fortunato soprannome alla sua balia che, avendo difficoltà nella pronuncia della “R”, iniziò a chiamarlo “Sonny”. Gran parte della sua gioventù la trascorse in territorio indiano poiché la ditta di famiglia era riuscita ad assicurarsi una grossa commessa per la costruzione di imbarcazioni veloci per Polizia e Finanza locali. E proprio in quegli anni si innamorò delle barche da corsa che si costruiva da sé e testava direttamente. Se qualcosa andava o storto o se semplicemente desiderava incrementare la sofisticatezza delle sue creazioni, tornava al lavoro e correggeva i suoi progetti. La sua geniale ostinazione nel ridisegnare le carene per ridurre al massimo la superficie bagnata durante la planata, gli permise di elaborare la cosiddetta “carena a V”, realizzata contemporaneamente dall’americano Hunt. Già in quegli anni, Sonny Levi dovette sembrare un vero portento, un predestinato a diventare un mito della nautica italiana

Il primo vero riconoscimento delle sue capacità di designer e progettista ebbe luogo nel 1961, quando partecipò alla prima edizione della gara motonautica d’altura Cowes-Torqay, organizzata dal direttore del quotidiano Britannico Daily Mail. Per questa occasione Sonny si presentò con la sua A’ Speranziella. Pur non vincendo, riuscì ad attirare l’attenzione internazionale sui suoi lavori e a farsi un nome nella nautica grazie ai 40 nodi di velocità raggiunti in gara. Ma era solo l’inizio. Nel 1963, con la stessa imbarcazione, si aggiudicò la prestigiosa competizione e la sua matita divenne una delle più contese per i progetti di mezzo mondo. Ormai era un’icona della nautica mondiale e anche Gianni Agnelli gli commissiona due prototipi: “Ultima Dea” e “Ultima volta”. 

Non solo barche… Sonny Levi fu protagonista di varie sperimentazioni in campo automobilistico, che puntualmente andarono ad arricchire progetti per Formula 1 e auto di serie. Dunque un designer a tutto tondo, sempre disposto a mettersi in gioco e alzare il livello, qualsiasi fosse l’obiettivo iniziale del suo progetto. Tra le sue creazioni più importanti in ambito nautico ricordiamo: Surfury, uno scafo con carena a Delta doppia motorizzazione collegata a un solo albero; Drago, prima barca di serie a superare i 50 nodi di velocità; Arcidiavolo, che raggiungeva i 67,7 nodi nel 1973; Dart, primo scafo da competizione dotato di trasmissione step-drive. Infine segnaliamo il sistema Levi-Drive, utilizzato ancora oggi per migliaia di imbarcazioni tra le quali Atlantic Challenger II, con cui Benson ha conquistato il record di traversata atlantica (a una media di 35,69 nodi!).

Certificazioni internazionali di qualità, un reale valore aggiunto per le aziende

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L’attenzione del legislatore in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro è certamente aumentata negli ultimi anni e oggi possiamo dire che in molte aziende del nostro Paese il rischio di infortuni è sensibilmente diminuito. Parlando del nostro settore e delle certificazioni internazionali di qualità, è doveroso sottolineare quanto sia complesso ma altrettanto gratificante ottenere riconoscimenti ufficiali per l’operato in azienda. La qualità della vita lavorativa è fondamentale sia da un punto di vista etico sia per raggiungere soddisfacenti traguardi di business.

Lo sa bene il board dirigenziale Indemar, da tempo sensibile alle tematiche di sicurezza e salubrità in ambiente di lavoro. E a confermarlo sono le diverse attestazioni ottenute negli anni e regolarmente rinnovate, vero fiore all’occhiello dell’azienda. Tra le certificazioni internazionali  di qualità più prestigiose segnaliamo la nota ISO 9001:2008 (che Indemar possiede da ben 12 anni) e la più rara BS OHSAS 18001:2007, di recentissimo aggiornamento (rilasciata a Indemar nel 2016). La prima si ottiene solo in seguito a un’attenta verifica dei processi aziendali. Prerequisito fondamentale è la conformità del Sistema di Gestione Qualità dell’azienda alle norme vigenti. In particolare, il richiedente deve dimostrare di saper rispondere in modo adattivo a qualsiasi sollecitazione economica e/o produttiva e di avere risorse per la cosiddetta “gestione del rischio”. Si tratta di una certificazione di durata triennale, riconosciuta a livello internazionale. 

Come anticipato, le aziende in grado di esibire la certificazione BS OHSAS 18001:2007 non sono moltissime. E Indemar è una fra queste. Si tratta di un’attestazione relativa ai Sistemi di Gestione per la Salute e la Sicurezza sui Luoghi di Lavoro, rilasciata secondo lo standard internazionale British Standard – Occupational Health and Safety Assessment Series. E’ integrabile alla certificazione ISO 9001, nonché a un eventuale Modello di Gestione, Organizzazione e Controllo (D.Lgs. 231/2001). L’iter di certificazione consta di vari audit volti a verificare la conformità dei luoghi di lavoro alle normative internazionali vigenti. Le aziende dotate di OHSAS 18001 dimostrano di saper valutare, prevenire e ridurre efficacemente i rischi connessi a salute e sicurezza dell’attività lavorativa.

Indemar: lo “showroom del mare”. Intervista a Paolo Gatti

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Un vero e proprio “showroom del mare”, una sorta di “paradiso terrestre” per gli amanti della nautica che vogliono essere sempre aggiornati sulle novità di settore. A cucirci addosso tali splendide definizioni sono i nostri clienti, che ogni giorno ci rendono orgogliosi dell’operato dell'intero staff. Indemar è riconosciuta come una realtà sempre all’avanguardia. E' stata fra le prime aziende a proporre nuove generazioni di silenziatori, sistemi di depurazione dei gas di scarico e motori a gas che combinano esigenze di lunga e difficile operatività agli attuali requisiti di abbattimento delle emissioni. Oggi continua a offrire le migliori soluzioni per la nautica, grazie a un’attenta selezione preliminare dei principali produttori internazionali. Al momento, Indemar distribuisce ben 26 brand stranieri. Ma per una reale full immersion nel nostro mondo, chi meglio del nostro responsabile Divisione Marina, Paolo Gatti? A intervistarlo ci abbiamo pensato noi…

Paolo Gatti

Paolo Gatti

Paolo, potresti tracciare una sorta di identikit dei nostri clienti?

“Acquistiamo prodotti all’estero per venderli nel mercato italiano, che rappresenta il 90% del nostro fatturato (70% cantieri e 30% after market) mentre il restante 10% è rappresentato da vendite all’estero. I nostri principali clienti sonoi cantieri. Abbiamo un catalogo talmente completo da poter soddisfare sia i costruttori di piccole unità da diporto sia quelli di megayacht”.

E il catalogo?  Com'è cresciuto negli ultimi anni?

  “Ci siamo specializzati su prodotti tecnici selezionati e puntiamo su articoli anche più costosi rispetto alla concorrenza, ma con una garanzia di qualità assoluta. Offriamo infatti componenti che ci consentano una personalizzazione da realizzare insieme all'ufficio tecnico del cantiere. Un processo che può riguardare vari prodotti, dalle luci subacquee ai dissalatori sino agli impianti antincendio”.

    Dunque Indemar si occupa anche del supporto in fase di allestimento?

  “Sì, il nostro sostegno in fase di montaggio e installazione, specie nelle prime fasi e nel caso di nuovi prodotti, è una delle chiavi del nostro successo. In questo modo aiutiamo il cantiere ad acquisire autonomia totale. Quando l’imbarcazione viene consegnata    all’armatore, noi esauriamo i nostri compiti”.

Come avviene il processo di selezione dei prodotti dello “showroom del mare”?

“Con un'attività di monitoraggio delle tendenze, ad esempio partecipando alle fiere più interessanti, in particolare negli Stati Uniti, e con un confronto con gli uffici tecnici e commerciali dei cantieri, che ci forniscono indicazioni sulle loro necessità. La nostra     forza è  rappresentata proprio dalla qualità indiscussa dei brand selezionati, leader di mercato e coperti da assistenza in tutto il mondo”.

Qual è l’ultimo marchio a essere entrato nella grande famiglia Indemar?

SureShade, realtà statunitense con base in Florida, specializzata in tende parasole a scomparsa per motoryacht. Tra le novità della stagione segnalo anche Sport Light, una luce subacquea di OceanLed molto potente e semplice da installare, esposta in   anteprima mondiale al Salone Nautico di Genova”.

Infine la domanda che tutti i clienti si pongono… Quali sono le nostre tempistiche?

“Le consegne variano in funzione della capacità del nostro cliente di inviarci ordini a programma, consuetudine sempre più rara, che riesce solo ai cantieri meglio strutturati. Per il resto abbiamo la forza di contare su un magazzino importante, che ci permette di consegnare quasi tutti i nostri articoli entro 24 ore. Un investimento che ci ha consentito di costruire una strategia vincente”.

 

Salone Nautico di Genova 2017: possibili novità

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Le cosiddette barche da lavoro protagoniste di una fiera ad hoc nel capoluogo ligure. Questa è una delle possibili novità del Salone Nautico di Genova 2017 che, dopo il successo dell’ultima edizione, si appresta a fare il bis l’anno prossimo.

Pilotine, imbarcazioni ecologiche come quelle per la pulizia del mare e tanti altri mezzi di trasporto marittimi utilizzati in diverse attività lavorative meritano uno spazio importante nel capoluogo ligure. Della stessa idea è anche Massimo Giacchetta, vicepresidente della Camera di Commercio di Genova: “Quello delle barche da lavoro è un settore trainante e Genova dispone di un grande punto di forza rispetto a molte altre città europee, ossia quello di avere un quartiere fieristico sul mare e logisticamente centrale – e continua - noi vogliamo che un evento di questo tipo abbia casa a Genova, in un’ottica di continuità con il Salone Nautico”. Parole queste che fanno ben sperare addetti ai lavori e non solo. L’artigianato ligure in tal senso vanta infatti una tradizione antica e non teme la concorrenza di competitor stranieri. Incentivare tali attività, favorendo un settore nautico sempre più in crescita in Italia, significherebbe conferire nuova linfa vitale al tanto oltraggiato made in Italy. Le aziende del nostro Paese potrebbero in questo modo ampliare la propria offerta merceologica e sposare gradualmente la causa della Blue Economy. Con tale concetto non si intendono solo le barche da lavoro ma ci si riferisce anche alle costruzioni navali, agli equipaggiamenti subacquei, alla gestione di merci e passeggeri, alla robotica ecc…

Con Genova capitale di tale segmento del settore, il percorso di internazionalizzazione di molte realtà della nautica italiana sarebbe più semplice e immediato. Oltre agli enormi vantaggi per l’export diretto nei diversi mercati internazionali, si agevolerebbe la nascita di filiere all’estero e verrebbero a crearsi nuove opportunità per il canale distributivo.

Trucchi per scoprire l'età di una barca

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Se stai per acquistare un mezzo galleggiante o vuoi semplicemente fare bella figura con qualche amico esperto di nautica, non potrai fare a meno di alcuni piccoli trucchi per scoprire l’età di una barca. In realtà, non si tratta di stratagemmi segreti o astruse valutazioni ma di semplici indicazioni tecniche per non arrivare impreparati di fronte a un rivenditore piuttosto che a un fanatico del mare. Innanzitutto, c’è una data da tenere bene a mente: il 1998. Non perché è l’anno in cui James Cameron vince 11 premi Oscar per il film "Titanic" ma perché, più semplicemente, entra in vigore una legge che obbliga a indicare il numero di matricola di ogni barca.  Prima del ’98, invece, l’indicazione dell’età e dei dati dell’imbarcazione era a discrezione dei cantieri navali.

TRUCCHI PER SCOPRIRE L’ETA’ DI UNA BARCA (COSTRUITA PRIMA DEL 1998)

Non essendoci documenti relativi all’imbarcazione dotati di effettivo valore legale, gli unici consigli che ti possiamo dare sono i seguenti:

1.Affidati alla tua conoscenza o a quella di una persona davvero esperta di nautica. Un professionista serio del settore riuscirà certamente a darti delle indicazioni precise e affidabili.

2.Per le barche con motore non fuoribordo (installati all’interno), puoi consultare il libretto del motore stesso, che riporta la sua data di produzione. Molto spesso, l’età del componente meccanico è simile a quella dell’intera imbarcazione. Tale teoria non è invece applicabile per i motori fuoribordo, la cui sostituzione è molto più semplice e, di conseguenza, molto più diffusa.

TRUCCHI PER SCOPRIRE L’ETA’ DI UNA BARCA (COSTRUITA DOPO IL 1998)

Tutto cambia se il mezzo galleggiante è stato costruito dopo il “fatidico” 1998. In questo caso è necessario saper decifrare il cosiddetto CIN (Craft Identification Number), codice identificativo relativo a ogni imbarcazione regolarmente registrata. Un numero che ci indica produttore, sede e data di fabbricazione. Ciò non vale solo per l’Italia, ma per tutti quei Paesi che fanno parte di ICOMIA (International Council of Marine Industry Associations).

Il CIN è composto da 14 caratteri alfanumerici e solitamente è posto in due punti della barca: uno visibile (direttamente sullo scafo, o sullo specchio di poppa o vicino al motore…) e uno meno visibile (area nascosta della barca, come controllo di sicurezza).

Es. CIN: IT-BBBCR964K415

IT = CODICE NAZIONE DEL PRODUTTORE (es. Italia)

BBB = CODICE IDENTIFICATIVO DEL PRODUTTORE (es. azienda BBB)

CR964 = NUMERO DI MATRICOLA 

K = MESE DI PRODUZIONE (es. Novembre, poiché Gennaio è A, Febbraio B, Marzo C…)

4 = ANNO DI PRODUZIONE (es. prodotto nel 2014 perché il modello è di questa decade)

15 = ANNO DEL MODELLO (es. modello del 2015, ma prodotto nel 2014

Cena sullo Yacht, 5 consigli indispensabili

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Grazie a tecnologia e comfort, le barche di oggi somigliano sempre più ad appartamenti moderni e lussuosi che quasi non ci si accorge di essere a bordo di mezzi galleggianti. Tuttavia, per noi italiani grandi amanti del buon cibo e così devoti alla “sacralità dei pasti”, una perfetta cena sullo yachtnon potrà definirsi tale se “padroni di casa” e ospiti non dovessero seguire questi semplici consigli.   

1 CIBI SEMPRE FRESCHI

Sembrerà strano ma su una barca è possibile avere sempre pesce e frutta fresca. La possibilità di fare soste frequenti in piccoli porti e caratteristiche baie, ci consente di acquistare direttamente dai pescatori o di far compere nei mercati limitrofi all’area costiera.

2 GRIGLIATA, SI PUO’

Chi si immagina grigliate fra amici solo in contesti di montagna o in spazi angusti accanto al barbecue in giardino, beh, forse non conosce i Grill ElettriciKenyonL’azienda statunitense infatti sa benissimo come rendere indimenticabile una cena sullo yacht. Niente fiamme libere né eccessivo calore che rovina i cibi. Le griglie Kenyon inoltre hanno tutte un doppio strato antiaderente facilmente lavabile.

3 DRY E’ MEGLIO (non parliamo di vini)

Ai commensali meno abituati alla navigazione, consigliamo grissini, cracker e crostini piuttosto che pan carré e pane morbido. Cibi croccanti e secchi sono un naturale antidoto in caso di nausea da mal di mare.

4 EVITARE SPRECHI

I beni più preziosi su una barca sono Acqua ed Energia Elettrica. Si può tranquillamente preparare un’ottima cena sullo yacht senza sprecare tali risorse. La percezione del consumo di acqua ed energia è totalmente differente da quella che abbiamo a casa. Dunque, nel caso in cui non si è esperti di imbarcazioni, è consigliabile farsi guidare dai “padroni di casa”.

5 SMARTPHONE, NO GRAZIE

Godetevi l’atmosfera, i giochi di luce, il profumo del mare... Smartphone rigorosamente sottocoperta! Per una cena sullo yacht davvero perfetta, dimenticatevi dell’oggetto di uso comune che più di ogni altro distoglie la nostra attenzione dagli altri e dall’ambiente che ci circonda.

Yacht in stile Warhol, nuovo approdo in Italia

Come le mostre pop-art itineranti più seguite, lo yacht in stile Warhol torna in Italia. Gli amanti delle avanguardie artistiche degli anni Sessanta o più semplicemente delle opere bizzarre e kitsch (secondo i punti di vista) dovrebbero far tappa a Portoferraio. La famosa “Guilty” è da qualche giorno ormeggiata al molo d’Elba. Con i suoi trentacinque metri di extralusso, tecnologia e arte, la creazione della designer Ivana Porfiri continua ad attirare turisti e curiosi. Centinaia di fotografie scattate a un gigante del mare che, nonostante sia nato dalle mani di un artista affermato come Jeff Koons, divide il pubblico per gli eccessi cromatici e per il design decisamente fuori dagli schemi.   

Guilty, lo yacht pop art (Ph. www.artribune.com) 

Guilty, lo yacht pop art (Ph. www.artribune.com

Cosa si dissero Jeff Koons e Dakis Jannou, proprietario dello yacht in stile Warhol, nell’incontro in cui fu commissionato “Guilty” non è dato saperlo. Certo è che i colori articolati e le forme geometriche dipinte sulla barca non lasciano dubbi sull’eccentricità dei due personaggi. Con le figure blu e gialle contrapposte al nero e ai pois, Koons emula il modello di camuffamento delle navi inglesi della Prima Guerra Mondiale (la “Razzle Dazzle” di Norman Wilkinson) ma si ispira anche a un dialogo immaginario fra “idea delle piramidi e immagine delle oasi e dei miraggi”. Dunque nessuna influenza diretta dalla pop-art di Warhol e Roy Liechtenstein ma un risultato complessivo che somiglia molto al linguaggio artistico delle due icone newyorkesi.

Completamente differenti dall’esterno risultano invece gli spazi sottocoperta. Stanze bianchissime e luminose per consentire agli ospiti di ammirare le diverse opere d’arte che l’armatore ha voluto a bordo. Dai sipinti “Hex Mirror” di Anish Kapoor e “Untitle (Vision)” di David Shringley, alle installazioni neon di Martin Creed. Infine, è nella cabina privata di Jannou che troviamo il “Colpevole”: una tela di Sarah Morris in cui spicca la parola “Guilty” in caratteri rossi. 

Tendalini per yacht, le soluzioni SureShade

Farsi coccolare dal sole o godersi momenti di relax in spazi ombreggiati, magari con un cocktail in mano e in compagnia degli amici? I tendalini per yacht della gamma SureShade sono l’ideale per chi vuole creare, di volta in volta, l’atmosfera giusta sulla propria barca. L’azienda americana è infatti leader internazionale nella produzione di tende parasole a scomparsa, sia elettriche sia manuali. Rispetto a molti competitor, SureShade crea soluzioni diverse per tipologia e dimensione, perfettamente adattabili a qualunque tipo di imbarcazione.

Come loro stessi affermano, ogni singolo sistema di tendaggio prodotto nasce da un confronto con team specializzati in Boat e Yacht Design, finalizzato all’analisi degli aspetti peculiari di ogni barca. Qualità e funzionalità sono dunque i principi su cui si fonda la filosofia aziendale della nota realtà americana. A dimostrarlo è il fatto che le caratteristiche tecniche dei tendalini per yacht SureShade siano coperte da preziosi brevetti internazionali.

Ma quali sono le principali soluzioni SureShade?

SureShade ATF – Tendalini automatici elettrici, ideali per barche sopra i 9 metri di lunghezza

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SureShade MTF – Tendalini manuali, ideali per barche sopra i 10,6 metri di lunghezza

SureShade M3 per Megayacht – Tendalini elettrici, ideali per barche sopra i 18 metri di lunghezza

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SureShade RTX – Tendalini manuali (meccanismo push/pull), ideali per barche fino a 8 metri di lunghezza

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Alla scoperta di Epiphany, lo yacht più costoso del mondo

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Con il termine “epifania”, gli antichi Greci si riferivano alla manifestazione di una divinità. A breve invece, gli amanti del mare e della nautica, parleranno di Epiphany intendendo una sola cosa: lo yacht più costoso del mondo. Sebbene sia ancora in fase di progettazione, la barca super esclusiva avrà un prezzo si circa 667 milioni di dollari. Questa è la quotazione di Andy Waugh, il designer britannico specializzato in imbarcazioni luxury che, prima di Epiphany, aveva ideato anche le note Revolution, Ascendance e Nouveau

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Ma perché sarà lo yacht più costoso del mondo? Se pensate alle dimensioni, vi sbagliate. Con i suoi 130 metri di lunghezza, Epiphany è in linea con gli standard delle altre barche di pregio. La risposta al nostro quesito è duplice. Il design, essenziale e raffinato, che fa di questa imbarcazione un raro esempio di “eleganza galleggiante”. E soprattutto gli interni, esclusivi e super lusso: un appartamento padronale, alloggi per un equipaggio di 40 persone, dieci cabine (di cui due vip) e cinque ponti. Per il tempo libero, Waugh ha previsto due cinema, due piscine, una palestra, un centro benessere, una sala giochi e un solarium che, all’occorrenza, diventa pista di atterraggio per elicotteri. Infine, per rendere indimenticabili le cene dei fortunati acquirenti e dei loro ospiti, Epiphany accoglierà anche due ristoranti, uno indoor e uno in terrazza.

Se in termini di comfort e strutture a 5 stelle anche i vacanzieri più esigenti saranno soddisfatti, stessa buona impressione la avranno i businessman abituati a gestire i propri affari anche in momenti di relax. Un’intera area dell’Epiphany è infatti adibita a uffici, comprensivi dei più moderni dispositivi tecnologici. Che dire di più? Poteva forse mancare un’ampia gamma di possibilità di personalizzazione? Dall’arredamento dell’appartamento padronale e delle cabine degli ospiti, alle dotazioni della palestra e del centro benessere.

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Indemar: storia di una vita. Lagorio si racconta

Una vita contrassegnata dall’amore per il mare e per la sua Liguria. Una vita piena di nuove sfide, sempre affrontate con spirito ottimistico e propositivo. Giampiero Lagorio, amministratore delegato nonché fondatore di INDEMAR, ripercorre i 45 anni di storia dell’azienda attraverso aneddoti privati e momenti chiave della sua carriera imprenditoriale.

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Dott. Lagorio, quando nasce la sua passione per il mare e l’impegno attivo nel mondo della nautica?

“Nasce da giovanissimo grazie a mio padre. Con lui ho iniziato a lavorare a 20 anni. La sua azienda, Marine Center S.p.A., era distributrice in Italia dei motori General Motors per il settore nautico. Lui mi ha insegnato praticamente tutto sul mondo del lavoro, è stato il mio grande maestro”.

Dopo l’esperienza con il suo “grande maestro”, il vero salto di qualità…

“Si, dopo dieci anni di esperienza commerciale con mio padre, nel 1972 inizia la mia prima vera attività imprenditoriale. Volevo provare a vendere equipaggiamenti, non più solo motori, sia nel settore industriale sia in quello nautico. Così ho creato Indemar, il cui nome significa appunto Industriale e Marino”.

Indemar nel 1972 e Indemar INDUSTRIALE nel 1993, ci illustri la sua vincente strategia imprenditoriale…

“A Genova, nel lontano ’72, nasce la prima azienda di quello che sarebbe diventato il Gruppo INDEMAR. Una realtà venuta alla luce con lo scopo di commercializzare prodotti per la Nautica e per il Settore Industriale e Agricolo. Nel 1993 nasce INDEMAR INDUSTRIALE, società che produce cavi e comandi a distanza destinati ai mercati delle macchine agricole, movimento terra e automazione. Un’azienda produttrice che si avvale di strutture a Busalla per oltre 5000 mq, con un magazzino dove il materiale è disponibile per la pronta consegna e con un efficiente servizio di spedizione”.

Circa 55 anni di attività nell’affascinante mondo della nautica, provi a tracciare un bilancio…

“Sono orgoglioso dei risultati raggiunti. Credo che buona parte del successo sia dovuto ai miei collaboratori e alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e incoraggiato. Tutti hanno condiviso la mia etica civile e cristiana”. 

Ci parli del presente di INDEMAR…

“Nel 2015 il fatturato del Gruppo è stato di 12 milioni di euro e il 2016 sarà ancora meglio, viste le performance di questi mesi. Siamo davvero molto soddisfatti”. 

Un’azienda che ha superato indenne i momenti di crisi del settore degli ultimi anni, qual è il vostro segreto? 

“Non esistono segreti ma lavoro e – come detto prima - visione etica dell’azienda in termini di rapporto proprietà-collaboratori, rispetto delle regole e delle leggi sia fiscali sia di sicurezza. E nonostante gli ottimi risultati ottenuti sinora, bisogna sempre guardare al futuro. Il Gruppo INDEMAR infatti è in continuo sviluppo e alla ricerca incessante di business futuri. Nuovi mercati e nuovi prodotti in arrivo per il 2017. Uno su tutti, l’ambizioso Progetto America, del quale vi parlerò nella prossima chiacchierata…”

La forte crescita della nautica italiana

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Boom del comparto marino negli ultimi mesi. Secondo i dati forniti da Ucina, la forte crescita della nautica italiana nel 2015si è assestata intorno a un inaspettato +17%. Numeri sorprendenti anche per il direttore generale della Confindustria nautica, Marina Stella, che ha dichiarato quanto le cifre reali recentemente registrate abbiano abbondantemente superato i dati previsionali (+12%). 

L’Italia si conferma regina indiscussa dell’esportazione di cantieristica nautica: oltre il 16% della produzione dell’intera filiera è destinata infatti a mercati esteri. Nel 2015 il Belpaese ha fatto meglio di Paesi Bassi (15,1%), Usa (12,6%) e Germania (11,6%).

ITALIA: 16,3%
PAESI BASSI: 15,1%
USA: 12,6%
GERMANIA: 11,6%
FRANCIA: 10,8%
REGNO UNITO: 7,2%
POLONIA: 3,0%
MESSICO: 2,6%
CANADA: 2,6%
CINA: 2,6%

Numeri diversi ma stesso risultato anche in termini di export di unità da diporto entrobordo. Italia e Paesi Bassi si attestano leader indiscussi del settore facendo segnare rispettivamente un +23,7% e un +19.6%. 

Dopo alcuni anni difficili, segnati dalla grave crisi economica internazionale, il fatturato globale della nautica nel nostro Paese è tornato a crescere. Sebbene siamo ancora lontani dai 6,2 miliardi di euro del 2007, i quasi 3 miliardi fatti registrare lo scorso anno confermano il buon stato di salute dell’intero comparto. E il trend positivo continua. A fine luglio infatti i ricavi del settore hanno fatto registrare un +7,5% e i segnali positivi che gli addetti ai lavori continuano ad avvertire rendono ancora più rosee le previsioni per l’anno nautico ancora in corso. 

La forte crescita della nautica italiana è dovuta a diversi fattori, tra cui una serie di provvedimenti governativi. Tra questi possiamo citare la conferma dell’Iva al 10% per i marina resort, le semplificazioni per i mega-yacht, la riforma del codice della navigazione, la cancellazione del nulla osta per l’export e i contributi per le vendite nei mercati esteri.

 

Novità OceanLED 2016: ecco Sport 3116s

Come i nativi digitali trepidanti prima dell’uscita del nuovo iPhone, così gli amanti della nautica alla scoperta delle novità OceanLED 2016. Sport 3116s è l’ultima tecnologica luce subacquea messa in commercio dallo storico brand britannico. 

Con una potenza luminosa di 5000 fixture lumen / 9.840 lumen e un ingombro particolarmente ridotto (100mm di diametro), Sport 3116s è la dimostrazione di quanto OceanLED rappresenti l’avanguardia nel settore delle luci marine. Per un brand che ha scelto “Light. Years Ahead” come slogan, è facile comprendere il peso specifico di concetti qualiTecnologia e Design nella sua filosofia aziendale.

Ma torniamo alla novità OceanLED 2016. Grazie alla lente Pilkington Optiwhite di cui è dotata, Sport 3116s sbaraglia la concorrente Lumitec SeaBlaze X: è 20% più luminosa e garantisce una distribuzione della luce omogenea e prolungata. Fra i suoi punti di forza segnaliamo inoltre il fascio luminoso di 90° reali in orizzontale, senza dissolvenza ai bordi, e i 20° in asse verticale. Design compatto e possibilità di scelta fra luci Midnight Blue e Ultra Light, fanno della Sport 3116s un accessorio amato sia dai giovani appassionati di nautica sia da un pubblico più maturo che apprezza quel giusto mix di modernità ed eleganza.

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Anche in termini di semplicità di installazione sulla barca, la novità OceanLED 2016 non smette di stupire: per applicarla bastano un piccolo foro di 12 mm di diametro nello scafo e 3 semplici viti. Quanto ad affidabilità e resistenza agli agenti naturali e atmosferici, Sport 3116s si dimostra un prodotto d’eccellenza. E’ costituita infatti da un corpo unico in alluminio e bronzo, materiali che la rendono perfettamente resistente alla corrosione. L’ultimo impegno tecnologico OceanLED è stato dunque svelato. Cosa aspettarsi dalla prossima release del “luminoso brand” d’oltremanica?

Salone Nautico di Genova: la storia.

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Piccolo spazio espositivo con ticket d’ingresso di 250 Lire. La storia del Salone Nautico di Genova comincia proprio così, in un’area di 30 mila metri quadrati riservata a un pubblico elitario. Siamo nel 1962 e nel capoluogo ligure c’è grande attesa per la prima edizione di quella che sarebbe diventata la principale kermesse dedicata alla nautica di tutto il bacino mediterraneo. Il 27 gennaio dello stesso anno, alla presenza di addetti ai lavori, esponenti del Governo, ambasciatori, delegazioni commerciali internazionali e grandi imprenditori italiani (come Agnelli, Bruno, Campanella…), si apre ufficialmente la prima edizione del Salone Nautico di Genova. 585 espositori, di cui il 60% italiani, per un’affluenza che si attesta intorno ai 300.000 ingressi. Numeri considerevoli per un’esposizione degli anni Sessanta per di più chiusa al grande pubblico. 

Un successo che non lascia indifferenti gli addetti ai lavori dell’I.F.B.S.O. (International Federation Boat Show Organizers). Nel 1964 infatti l’organizzazione internazionale dei saloni nautici spalanca le porte al Salone di Genova che entra così nell’Olimpo della nautica mondiale. E’ proprio da quell’anno che si assiste al vero salto di qualità della kermesse che da statico esercizio espositivo diviene habitat naturale di tavole rotonde e convegni che influenzeranno sensibilmente il futuro del comparto marino. 

A partire dagli anni Settanta il Nautico di Genova diventa la massima espressione europea del settore: aumentano gli espositori e le nazioni da cui provengono, si ampliano e modificano gli spazi, si moltiplicano le tematiche di discussione, accresce il prestigio e la portata politica dell’evento. Nel corso del ventennio successivo si assiste alla definitiva consacrazione del Salone Nautico e, proprio negli anni Novanta, la kermesse vive i momenti più alti in termini di popolarità e spessore internazionale.